Sedici i Nazionali nerazzurri partiti da Milano, due i positivi al Covid (Kolarov e Brozovic). Cui si aggiunge Padelli, che ha contratto il virus pur restando a casa.
Un sospiro di sollievo, la squadra di Conte, può tirarlo. In fondo il 12,5% di positivi ai tamponi per il Sars-Cov-2, di questi tempi è un dato che farebbe sorridere, si fa per dire, qualsiasi nazione, figuriamoci una squadra di calcio. Ma il tema resta: l’evidente rischio, di salute ed inevitabilmente il peso economico che può avere un’infezione da Covid in una rosa di calciatori. Senza contare poi tutte le conseguenze che derivano da un giocatore contagiato: non dimentichiamoci i 51 componenti della squadra, escludendo giardinieri, magazzinieri e i giornalisti. Un manipolo di un centinaio di uomini insomma, che ogni tre giorni si incontra (in campo in maniera “ravvicinata”) alzando esponenzialmente il rischio di contagi fra atleti e staff.
Come se tutto ciò non bastasse, la serie A, come le competizioni europee, si congelano per 10 giorni, come se il mondo calcistico non potesse andare avanti senza partite come Italia-Estonia o Giappone-Messico, aeroporti e aerei, stazioni e treni, insomma l’ABC per far galoppare un’epidemia che sta già mettendo in ginocchio il mondo intero.
I nerazzurri giocano tanto e giocano bene
Bastoni, Barella, Gagliardini e D’Ambrosio, si stringono a coorte l’Italia chiamò! Tutti e quattro impiegati, notevoli le prestazioni del giovane centrale di difesa nerazzurro, in una difesa a quattro perfettamente posizionato in tutte le occasioni nelle quali è stato chiamato in causa. Sarà mai che all’Inter si è visto un decimo del potenziale del ragazzo per via dell’ostinata difesa a tre? Europei per far svanire ogni dubbio, sicuramente c’è poco da sperare riguardo ad un cambio di modulo di Conte.
Eriksen sa ancora segnare? Si, ma su rigore. Il danese brilla trascinando, al solito, la sua nazionale, con la forza di un vichingo.
Viene anche lui, come gli azzurri, chiamato in causa in tutte le occasioni, tira dal dischetto due volte contro l’Islanda e assicura ai suoi una vittoria per 2 a 1. Inutili i suoi sforzi contro il Belgio, nettamente superiori, la partita finisce 4 a 2 e Eriksen torna ad essere più milanese che vichingo.
De Vrij, titolare anche con l’Olanda. Stefan gioca, difende bene ma non basta. L’Olanda non si qualifica per le Final Four, meglio così, magari nell’ottobre 2021 resterà a Milano, sempre che non salti fuori qualche amichevole.
Škriniar, profeta in patria: è il nerazzurro più impiegato tra i convocati nelle nazionali, ben 300’ per lo slovacco, complici i supplementari nella partita contro l’Irlanda del Nord, segna anche, ma nella porta sbagliata.
Lukaku è una macchina da guerra, Big Rom non si ferma neanche in nazionale (a onor del vero gli interisti non possono gustare le giocate del belga da troppo tempo e si vede) due gol arricchiscono una già folta statistica realizzativa: 17 gol nelle ultime 14 partite. Non male per un ragazzo accusato di essere lento in Inghilterra: un grazie di cuore al Manchester per il “regalo”, a questo punto ben pagato.
Perisic, il tripletista, con l’assenza del connazionale Brozovic, fermo ai box causa covid, totalizza 210’, nonostante il pareggio in amichevole e le due sconfitte in National League, il croato e i suoi riescono comunque a non retrocedere tenendosi stretta alla League A.
Lautaro a segno per l’undicesima volta con gli Albicelesti, apre le danze del 2 a 0 finale contro il Perù, totalizza 177 minuti di gioco. La maglia numero 22 la indossa con onore e fa il suo.
Vidal, il guerriero Cheyenne del Cile. Capitano e tutto fare diventa anche goleador: doppietta contro il Perù e un gol contro il Venezuela, in campo anche Sánchez, anche lui titolare, già note le dichiarazioni del CT Rueda e il caso aperto contro la società interista, ha giocato e magari al rientro a Milano lo ritroveremo in forma smagliante, chissà.
Hakimi, galoppa anche nei climi più torridi e non solo nella nebbia di Milano. Il motorino marocchino segna e vince entrambe le gare giocate con la sua nazionale.
Pinamonti entra, segna e fa in tempo a prendere una botta alla caviglia tornando anticipatamente a Milano. il giovane azzurrino con la nazionale U-21 promette bene e motiva la scelta del club nerazzurro di tenerlo in rosa.
Tutti i nerazzurri sono rientrati a Milano, è l’ora di dimostrare il valore di una squadra che sulla carta ha poco da invidiare alle sue concorrenti, ma che con il rendimento è evidentemente ancora troppo indietro.
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